Se volessimo ricercare le origini del mixer, in
base alle sue funzioni, tornando indietro nel tempo, certamente approderemmo a
quello che è stato il classico pestello e mortaio, utilizzato per pestare, ridurre in polvere, quindi
mescolare sostanze perlopiù solide. Potremmo definirlo un semplice recipiente, dal fondo tondeggiante, generalmente in legno duro o metallo, nel quale vengono inserite le sostanze, che vengono poi
triturate attraverso il pestello, costituito da una corta mazzetta, la quale si avvale
di un’estremità da impugnare, e di una invece più larga e pesante, che viene a
contatto con gli alimenti.
In cucina era quindi utilizzato per la preparazione di alimenti come il pesto, il guacamole o
per sminuzzare erbe e spezie. Lo svantaggio era ovviamente quello di essere un utensile
che come tale richiedeva una certa manualità.
Era infatti necessario sbattere e pressare il pestello sugli alimenti
con una forza e una pressione variabile a seconda della consistenza e della
durezza degli alimenti inseriti.
Rimanendo molto vicini alla manualità che pestello e mortaio
implicano, prima dell’evoluzione di qualsiasi elettrodomestico finalizzato alla
triturazione di alimenti, certamente troveremo la classica modalità di
mescolare attraverso l’energico movimento della forchetta o di un banale cucchiaio in
legno all’interno di un
recipiente.
Lo svantaggio in questo caso è l’ottenimento di pietanze e
miscugli non totalmente omogenei, anzi abbastanza grossolani, se gli alimenti
inseriti non sono abbastanza liquidi, sottili e “raffinati”. Questo implica perciò
la fastidiosa formazione di grumi.
Il primo tentativo di frullatore elettrico è stato il frullatore a
centrifuga, il quale con l’ausilio dell’alimentazione elettrica
permette di avere una potenza maggiore per poter tritare e mescolare.
Significativo è il passaggio da fruste a lame
metalliche, che permettono di tritare perfettamente anche gli alimenti
più consistenti e solidi e di eliminare la formazioni di grumi. Questo primo elettrodomestico prevede
l’inserimento e dunque la sostituzione di lame differenti a seconda della funzione a cui deve assolvere,
all’interno di un recipiente fissato su una base
contenente il motore per l’alimentazione. Lo svantaggio è dunque
relativo alla pulizia e alla manutenzione.
Sulla scia del frullatore a centrifuga seguiranno poi gli innumerevoli modelli di “robot” e frullatori elettrici multifunzione e accessoriati, sino alla progettazione dell’attuale Bimbi, in grado si assolvere a numerosissime funzioni (tritare, mescolare, grattugiare, persino cuocere, attraverso la possibilità di una regolazione di temperatura durante il mescolamento). Benché i vantaggi siano davvero innumerevoli, il limite di questa grande tecnologia è la perdita della praticità.
Cambiare costantemente lame a seconda della funzione nei primi casi, lavare il recipiente (con accuratezza e attenzione affinchè non si bagni la struttura elettrica nel caso del Bimbi) nel caso di utilizzo dell’elettrodomestico per cibi differenti nello stesso momento, implica spesso un tempo elevato rispetto alle modalità manuali che, sebbene richiedano un maggiore sforzo fisico, spesso appaiono molto più sbrigative, specialmente per la preparazione di alimenti e pietanze molto semplici.
Proprio a questo requisito, il mixer a immersione risponde efficacemente, benchè sia mirato all’unica funzione di mescolare e tritare cibi perlopiù morbidi. Non prevede la sostituzione delle lame di cui si avvale e se utilizzato direttamente nel recipiente in cui si deve cuocere, preparare o addirittura mangiare permette di non sporcare ulteriori elementi. Inoltre non è un elettrodomestico ingombrante, di facile utilizzo, pertanto semplice e pratico.
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